Una guida chiara agli strumenti di ristrutturazione previsti dalla normativa italiana, per chi ha accumulato debiti – in famiglia o in azienda – e cerca soluzioni concrete per uscirne.
In Italia, centinaia di migliaia di persone – tra privati, famiglie, professionisti e piccoli imprenditori – convivono ogni giorno con una realtà fatta di rate non pagate, solleciti, segnalazioni negative e rischio di pignoramento.
Molti non sanno che la legge offre percorsi regolamentati e tutelati per ristrutturare i debiti, ridurre l’esposizione e ritrovare un equilibrio finanziario.
Che tu sia un lavoratore sovraindebitato o un imprenditore in difficoltà, oggi hai accesso a strumenti concreti, pensati per:
- ridurre l’importo dovuto in maniera proporzionale alla tua capacità di rimborso,
- evitare il blocco dei creditori durante il percorso,
- proteggere i beni essenziali, come la prima casa o l’attività d’impresa.
In questo articolo ti accompagniamo alla scoperta delle soluzioni previste dalla normativa italiana, spiegando – con linguaggio semplice – quali sono gli strumenti più adatti per privati e imprese, come funzionano e cosa serve per attivarli.
Indice dei contenuti
- Perché parlare di ristrutturazione del debito: un’esigenza crescente
- Quando è necessario attivare uno strumento legale
- Gli strumenti per i privati cittadini: uscire dal sovraindebitamento
- Gli strumenti per le imprese e i professionisti: affrontare la crisi
- Differenze tra strumenti giudiziali e stragiudiziali
- I principali vantaggi (e limiti) dei percorsi legalmente assistiti
- Il ruolo di Debto come supporto alla valutazione e all’attivazione dei percorsi
- Conclusione: ristrutturare il debito è un diritto, non una colpa
Perché parlare di ristrutturazione del debito: un’esigenza crescente
La ristrutturazione del debito non è più un tema marginale. Con l’aumento del costo della vita, l’instabilità economica, il rallentamento degli incassi per le imprese e le conseguenze post-pandemiche, le situazioni di indebitamento si sono moltiplicate. Privati e aziende si trovano ad affrontare:
- mutui e prestiti non più sostenibili;
- esposizioni con fornitori e banche;
- segnalazioni negative che bloccano l’accesso al credito.
Eppure, pochi sanno che la normativa italiana offre strumenti codificati, tutelati e legalmente riconosciuti per affrontare queste situazioni. Il problema, spesso, è la scarsa informazione: chi è in difficoltà pensa di non avere alternative, o si affida a soluzioni opache, non regolamentate, o addirittura illegali.
Quando è necessario attivare uno strumento legale
Non tutti i debiti richiedono un intervento legale. Ma ci sono condizioni oggettive in cui è opportuno valutare l’attivazione di uno strumento di ristrutturazione.
- Il totale delle rate supera stabilmente le tue entrate.
- Hai ricevuto solleciti da parte di più creditori o società di recupero.
- Sei stato segnalato nelle centrali rischi e non riesci più ad accedere a nuovi finanziamenti.
- Hai subito pignoramenti o azioni esecutive.
- Non riesci più a tenere separata la sfera personale da quella aziendale.
In questi casi, la semplice trattativa privata con il creditore può non bastare. I percorsi legalmente assistiti – come quelli che vedremo nei prossimi paragrafi – consentono di:
- bloccare le azioni in corso (congelamento),
- presentare un piano di rientro sostenibile,
- proteggere beni e reddito minimo.
Gli strumenti per i privati cittadini: uscire dal sovraindebitamento
Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.lgs. 14/2019) prevede strumenti specifici per persone fisiche sovraindebitate, cioè incapaci di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni, senza essere soggette a fallimento (es. lavoratori, pensionati, famiglie, partite IVA semplici).
È la soluzione pensata per chi ha debiti con banche, finanziarie, agenzie pubbliche, ma non con altri privati. Permette di:
- proporre un piano rateale personalizzato in base al proprio reddito;
- evitare l’accordo dei creditori (è il giudice a omologare il piano);
- salvare la prima casa, se compatibile con il piano.
Accordo di composizione della crisi
Utile quando ci sono debiti verso più soggetti, inclusi privati o fornitori.
Serve il voto favorevole del 60% dei creditori (in base all’importo dei crediti).
Prevede una trattativa, ma è un’alternativa potente all’insolvenza.
c. Liquidazione controllata del patrimonio
È l’extrema ratio. Prevede la liquidazione volontaria dei beni (es. seconda casa, immobili, quote), sotto il controllo del tribunale. Chi la attiva può ottenere l’esdebitazione: la cancellazione dei debiti residui al termine del processo. Questi strumenti permettono di ricominciare da capo, evitando il rischio di rimanere “bloccati” per anni.
Gli strumenti per le imprese e i professionisti: affrontare la crisi
Per le imprese, i liberi professionisti e le partite IVA in regime ordinario, la normativa prevede strumenti più articolati, ma altrettanto funzionali.
a. Piano attestato di risanamento
È una ristrutturazione extra-giudiziale, con l’attestazione di un professionista indipendente. Permette di rinegoziare il debito con i creditori più importanti, mantenendo riservatezza. È adatta a imprese che non hanno ancora subito azioni giudiziali, ma sono in difficoltà.
b. Accordi di ristrutturazione dei debiti
Si tratta di un accordo giudiziale tra l’impresa e i creditori, con piano e pagamento dilazionato. Richiede l’adesione del 60% dei creditori, ma consente la sospensione delle azioni esecutive e il mantenimento dell’attività.
c. Composizione negoziata della crisi
Strumento introdotto di recente, è pensato per intervenire precocemente, con un facilitatore nominato dalla Camera di Commercio. È uno dei percorsi più flessibili, adatto a situazioni complesse che però non richiedono ancora l’intervento del tribunale.
Tutti questi strumenti richiedono tempestività, documentazione aggiornata e spesso l’affiancamento di figure esperte. Ma rappresentano una reale alternativa al fallimento o all’insolvenza incontrollata.
Differenze tra strumenti giudiziali e stragiudiziali
Una distinzione importante da fare riguarda la natura dello strumento: giudiziale o stragiudiziale. Capire questa differenza è cruciale per scegliere il percorso più adatto.
Sono quelli che richiedono l’intervento di un tribunale. Tra questi rientrano:
- il piano del consumatore;
- l’accordo di composizione della crisi;
- la liquidazione controllata;
- gli accordi di ristrutturazione delle imprese.
Questi strumenti:
- offrono tutele più forti, come la sospensione delle azioni esecutive;
- richiedono tempi più lunghi, per via della procedura giudiziaria;
- hanno costi maggiori, legati alla figura del gestore o del professionista incaricato – a meno che non ci si rivolga a Debto, che agisce imputendo i costi solo in caso di successo e mai prima.
Sono quelli che si gestiscono fuori dal tribunale, come:
- il piano attestato di risanamento,
- la composizione negoziata della crisi.
Questi:
- sono più flessibili e rapidi;
- richiedono la collaborazione dei creditori, ma senza imposizioni esterne;
- hanno una maggiore riservatezza, utile per salvaguardare la reputazione dell’impresa.
Spesso, il miglior percorso nasce da un mix tra i due approcci, iniziando in modo stragiudiziale e, se necessario, approdando a un piano giudiziale tutelato.
I principali vantaggi (e limiti) dei percorsi legalmente assistiti
Ristrutturare un debito con strumenti legali non è solo una questione tecnica, ma una scelta di consapevolezza. Questi percorsi offrono numerosi vantaggi, ma richiedono anche un cambio di prospettiva da parte del debitore o dell’imprenditore.
- Sospensione delle azioni esecutive, per proteggere beni e reddito.
- Riduzione dell’importo dovuto, commisurata alla capacità reale di rimborso.
- Accesso a un nuovo inizio, con l’esdebitazione (cancellazione del debito residuo).
- Pianificazione sostenibile, che evita ulteriori sovraindebitamenti.
- Tutela giudiziaria, contro pratiche scorrette o pressioni indebite.
- Serve documentazione chiara e completa: rendiconto, bilanci, elenchi creditori.
- Il percorso può essere lento e impegnativo sul piano organizzativo.
- Non tutti i debiti possono essere rinegoziati, soprattutto se assistiti da garanzie reali.
- È necessario un supporto professionale, da parte di avvocati, commercialisti o gestori della crisi.
Ma nonostante questi limiti, questi strumenti rappresentano una via istituzionale, regolamentata e dignitosa per affrontare l’indebitamento.
Il ruolo di Debto come supporto alla valutazione e all’attivazione dei percorsi
Debto non è un soggetto che si sostituisce al professionista legale.
Ma svolge un ruolo sempre più centrale come interfaccia preliminare, capace di aiutare persone e imprese a orientarsi tra strumenti complessi, evitando truffe e disinformazione.
Attraverso Debto è possibile:
- Ottenere una prima valutazione gratuita, personalizzata, della propria situazione debitoria;
- Capire se esistono i presupposti per attivare uno strumento di ristrutturazione;
- Verificare la presenza di errori, debiti prescritti o pratiche scorrette;
- Essere indirizzati verso le figure professionali giuste per la fase successiva (avvocati, OCC, esperti della crisi).
Debto interviene, quindi, a monte, per ridurre l’asimmetria informativa, dare strumenti al cittadino e all’impresa, e garantire che il percorso di ristrutturazione sia fondato, sostenibile e legale.
Conclusione: ristrutturare il debito è un diritto, non una colpa
Per troppo tempo, in Italia, il debito è stato trattato come un tabù.
Ma la realtà è che, in un sistema economico instabile, indebitarsi può capitare – a una famiglia, a un lavoratore, a un imprenditore. La differenza la fa come si reagisce.
Ristrutturare il debito non è un fallimento: è un atto di responsabilità, che consente di ripartire, tutelando la propria dignità, il proprio patrimonio, e la propria rete familiare o aziendale. Oggi gli strumenti esistono, le tutele ci sono.
Quello che serve è informazione, supporto, e il coraggio di attivarsi. Anche un piccolo passo può riaprire il cammino verso una nuova stabilità.